Il vello di pecore o alcune specie di capre e camelidi, fornisce questa fibra tessile ottenuta per tosatura, a mano o con cesoie meccaniche dell’animale vivo. Tale operazione di solito viene compiuta una volta all’anno a primavera inoltrata; talvolta si esegue una seconda tosatura in autunno, ottenendo però un prodotto più corto. E’ una fibra proteica cheratinica ed è costituita da carbonio, ossigeno, idrogeno, azoto e zolfo.
Il colore va dall’avorio al bianco, al marrone, al nero e dalla stessa pecora si ottengono fibre diverse per diametro, lunghezza, lucentezza, tenacità, per cui vengono lavorate separatamente: la lana migliore viene dai fianchi, dalle spalle e dalla schiena. Pur essendo la fibra tessile meno tenace, ha invece un buon allungamento e la sua resistenza all’usura è la più alta fra tutte le fibre tessili, tanto che è possibile rigenerarla per almeno due cicli di lavoro. In commercio la sua classificazione tiene conto della qualità, del luogo di provenienza, dei dati di filabilità, ma si distingue anche in base alla razza di ovini da cui viene ricavata; ad esempio la lana di pecore merinos è caratterizzata dall’elevata finezza della fibra, mentre quella delle razze britanniche sono di fibra più lunga e più brillante, ma di finezza più ordinaria.
La lana viene posta in commercio in “balle” che contengono i velli ottenuti dalla tosatura e arrotolati. Queste sono inviate nei lanifici dove vengono opportunamente lavorate. E’ la tipica fibra per vestiario, per il quale viene impiegata sola o mescolata con altre fibre, ma è largamente usata anche per la produzione di tessuti per arredamento, coperte e tappeti. La prima operazione effettuata sulla lana delle balle è la cernita, che consiste nella separazione delle fibre dei diversi punti del vello; si asportano quindi impurità e grassi, attraverso una fase di lavaggio. Successivamente la macchina disungitrice ha lo scopo di iniziare l’eliminazione di quella parte di grassi solubili in acqua ad una temperatura di 30°C circa e dopo la spremitura, con cui si eliminano le parti di liquido, la lana viene battuta e passata alla cardatura, da cui si ottiene il velo di carda, poi suddiviso in stoppini adatti a subire l’operazione di filatura definitiva.
Con la “pettinatura”, invece si pongono le fibre in parallelo, eliminando quelle troppo corte e non adatte ad ottenere il filato prestabilito; dopo la roccatura, i filati sono pronti per la tessitura: il tessuto si ottiene intrecciando i fili su telai meccanici. L’ultima fase è la tintura per ottenere prodotti dai colori desiderati. Può essere eseguita allo stato di fiocco, dopo la “pettinatura” o come filato.